La scalp micropigmentation, o tricopigmentazione, è una pratica estetica volta a camuffare la perdita di capelli, qualsiasi ne sia la causa, dalla più comune alopecia androgenetica a patologie più particolari come l’alopecia areata o totale. Più nello specifico si tratta di una tecnica che prevede l’inoculazione sotto pelle tramite ago di innumerevoli piccoli e puntiformi depositi di pigmento allo scopo di simulare la presenza dei capelli in fase di crescita. Realizzando centinaia di questi punti sulle aree calve del cuoio capelluto è infatti possibile ricreare otticamente l’aspetto di una testa rasata. Con la tricopigmentazione è inoltre possibile, nel caso in cui sulla testa vi siano ancora capelli, ma diradati, dare l’illusione di una maggiore foltezza andando a ridurre la differenza cromatica tra pelle e capelli. Infine, tale tecnica permette di nascondere le possibili cicatrici presenti sullo scalpo, dovute ad autotrapianti o a traumi.
TRICOPIGMENTAZIONE E TATUAGGIO
La tricopigmentazione nasce concettualmente dal tatuaggio, tant’è che molto spesso queste due tecniche vengono confuse e considerate uguali da chi non conosce nel dettaglio la materia.
Prima di entrare più nel dettaglio nel discorso delle differenze tra tricopigmentazione e tatuaggio è necessario fare una specifica molto importante che liberi da ogni possibile confusione. Esistono due possibili tipi di tricopigmentazione: temporanea, vale a dire eseguita con pigmenti riassorbibili, e permanente, cioè che non svanisce col tempo. Entrambe le tecniche hanno dei pro e dei contro e sono diverse le valutazioni da prendere in considerazione nella scelta dell’una piuttosto che dell’altra.
Tra le due tecniche, è evidente che quella permanente ha più affinità col tatuaggio, dal momento che si tratta in entrambi i casi di trattamenti irreversibili. L’unico modo per liberarsi della tricopigmentazione permanente o di un tatuaggio è il laser. Tuttavia, questo non significa allora che tatuaggio e tricopigmentazione permanente siano esattamente la stessa identica cosa. Dato che la tricopigmentazione prevede la realizzazione esclusiva di piccoli depositi di pigmento puntiformi, la strumentazione specifica per questa tecnica è diversa da quella del tatuaggio e finalizzata specificatamente a questo scopo. Al contrario, dato che i tatuaggi prevedono di disegnare anche e prevalentemente linee e forme varie, la strumentazione da tatuaggio consente di realizzare ogni tipo di forma e disegno, non solamente puntini. Questa differenza nella strumentazione interessa tanto i macchinari utilizzati quanto gli aghi. Ad esempio, il protocollo di Milena Lardì, una delle professioniste più competenti del settore grazie all’enorme esperienza accumulata alle spalle, prevede l’utilizzo di aghi caratterizzati da una specifica parete ruvida volta per l’appunto al rilascio controllato solamente di depositi puntiformi di pigmento.
Le differenze rispetto al tatuaggio ricordate qui sopra riguardano sia la tricopigmentazione permanente che quella temporanea. Quest’ultima però presenta ulteriori differenze con il tatuaggio. In particolare, la tricopigmentazione temporanea viene realizzata utilizzando pigmenti differenti, in grado di essere riassorbiti dall’organismo nel giro di qualche anno. Inoltre, il lavoro di inoculazione viene eseguito in uno strato più superficiale della pelle rispetto al tatuaggio, il che concorre ugualmente al fatto che il pigmento svanisca con il tempo. Date queste diverse caratteristiche inoltre il trattamento di tricopigmentazione risulta essere meno invasivo e meno doloroso.
I VARI TRATTAMENTI DI TRICOPIGMENTAZIONE POSSIBILI
Come si accennava, esistono diversi tipi di trattamento che possono essere eseguiti con la tricopigmentazione. Vediamoli qui più nel dettaglio:
- Effetto rasato: viene realizzato in tutti i casi che vedono la presenza di zone del cuoio capelluto totalmente glabre o comunque diradate in maniera quasi totale. Nei casi di classica alopecia androgenetica queste zone sono tendenzialmente le tre superiori del cuoio capelluto, mentre nei casi di alopecia totale o areata qualsiasi area della testa può presentare questa problematica. Questo tipo di trattamento permette di ricreare l’effetto di una testa rasata andando a uniformare otticamente le zone nelle quali ci sono davvero i capelli a quelle dove questi sono assenti. Come suggerisce il nome, chi sceglie questo trattamento deve necessariamente tenere i capelli costantemente rasati, altrimenti potrebbe intuirsi la differenza tra capelli e tricopigmentazione, dal momento che i puntini sono bidimensionali e invece i capelli di dimensioni ne hanno tre. Con la tricopigmentazione a effetto rasato è possibile ottenere un look totalmente naturale grazie all’utilizzo di pigmenti specifici che sono in grado di simulare perfettamente il colore della cheratina del capello che nasce.
- Effetto densità: con la tricopigmentazione effetto densità è possibile andare a coprire le zone diradate dello scalpo nascondendo le trasparenze. Per poter effettuare questo trattamento devono comunque essere presenti capelli in quantità sufficiente, altrimenti è meglio optare per la rasatura accompagnata dalla tricopigmentazione effetto rasato. Per realizzare l’effetto densità si tiene in considerazione il colore naturale dei capelli così da creare una copertura perfettamente armonizzata. Il trattamento di effetto densità permette, tramite il deposito di puntini, di ridurre la differenza cromatica tra la pelle e i capelli. In questo modo, evitando l’intravedersi del color pelle tra i capelli diradati, l’effetto che ne risulta è di maggiore copertura e densità. Questo tipo di effetto viene spesso scelto da chi si è sottoposto a un trapianto di capelli senza ottenere il risultato di densità desiderato. In questi casi la tricopigmentazione è effettivamente in grado di intensificare gli esiti di un trapianto e farne esprimere al meglio le potenzialità.
- Copertura delle cicatrici: il terzo trattamento possibile con la tricopigmentazione è il camouflage delle cicatrici. Traumi di vario tipo o i trapianti di capelli possono lasciare sulla testa delle antiestetiche cicatrici che è possibile andare a nascondere con la tricopigmentazione. Dal momento che il tessuto cicatriziale è diverso da quello sano è necessario rivolgersi a esperti che conoscono come trattarlo. I due tipi di cicatrici più diffuse sono quelle dovute alle estrazioni di unità follicolari effettuate nel corso di trapianti di capelli, estrazioni che possono avvenire con il metodo strip – e quindi lasciare una cicatrice di forma stretta e allungata – o fue – e quindi lasciare numerose piccole cicatrici circolari.
LA TRICOPIGMENTAZIONE NEL QUADRO DELLA LOTTA ALLA CALVIZIE
La tricopigmentazione è solo uno dei numerosi metodi sviluppati nel tempo per nascondere e camuffare le calvizie. Fortunatamente, si tratta di un trattamento che non entra in contrasto con altri tipi di metodi, anzi, questi possono lavorare insieme per portare dei risultati ancora migliori.
Abbiamo già fatto riferimento alla possibilità di combinare la tricopigmentazione con il trapianto di capelli. Tale “collaborazione” può avvenire in due direzioni. Da un lato la tricopigmentazione aiuta a enfatizzare il risultato del trapianto in area ricevente donando otticamente una maggiore densità, dall’altro permette di nascondere le cicatrici in area donatrice. In generale, tricopigmentazione e trapianto costituiscono una combo vincente. Alcuni si preoccupano che la tricopigmentazione possa impedire un futuro trapianto o che viceversa non ci si possa sottoporre alla tricopigmentazione se già ci si è sottoposti a un trapianto. Non è vera nessuna delle due cose, anche se in entrambi i casi sarà necessario aspettare del tempo tra le due procedure così che nessuna vada a inficiare i risultati dell’altra. In generale, per eseguire una smp dopo il trapianto è necessario aspettare circa sei mesi, mentre per il viceversa è sufficiente un mese.
La tricopigmentazione inoltre non impedisce a chi sta curando la proprio alopecia anrogenetica con farmaci specifici di continuare a utilizzarli. In questi casi bisogna semplicemente prendere alcuni accorgimenti a riguardo, come ad esempio la sospensione del Minoxidil una la settimana appena precedente e quella appena successiva al trattamento, ma le due cose possono poi continuare a coesistere tranquillamente e rendere al massimo della loro potenzialità insieme.
Un discorso simile vale per l’utilizzo delle microfibre. Chi vuole aumentare la densità del proprio cuoio capelluto può essere solito applicare microfibre che si ancorano ai capelli naturali andando a donare un maggiore volume. In questa situazione si potrebbe comunque desiderare di sottoporsi a un trattamento di tricopigmentazione effetto densità allo scopo di sospendere l’utilizzo delle microfibre, dal momento che con la tricopigmentazione si riesce a ottenere un effetto simile, oppure di combinare i risultati dei due trattamenti così da avere sia il beneficio della maggiore copertura garantita dalla tricopigmentazione che quello del maggior volume dato dalle microfibre. Unire i due trattamenti é assolutamente possibile, ma anche in questo caso bisogna prendere delle piccole accortezze specifiche in corrispondenza del periodo in cui ci si sottopone al trattamento di tricopigmentazione.
L’IMPORTANZA DI RIVOLGERSI A SPECIALISTI DEL SETTORE
Quando si tratta di argomenti che riguardano la cura del proprio aspetto affidata alle mani di altre persone è sempre doveroso spendere qualche parola su quanto sia importante rivolgersi a professionisti che dispongano delle strumentazioni e dei materiali più adatti, nonché delle competenze e dell’esperienza necessaria a garantire i migliori risultati possibili.
La tricopigmentazione è un trattamento che interessa un’area ben visibile del corpo, la testa. In particolare, la zona dell’attaccatura dei capelli influisce significativamente sul modo in cui appare il viso di una persona, dal momento che ne incornicia i lineamenti. Sapere che si sta mettendo in gioco un aspetto così visibile e in prima linea del proprio look fa certamente riflettere su quanto sia importante mettersi nelle mani giuste. Questo discorso è sicuramente vero se si parla di tricopigmentazione permanente, ma resta altrettanto valido per quella temporanea che comunque impiega almeno un paio d’anni a spartire totalmente.